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VIA TIRABAGIA, OPIFICIO DELL’ERA

Oggi a Lecco, la via che mantiene il nome dialettale dell’operaio del ferro, il “tirabagia”, ha una storia legata all’opificio Dell’era. Qui di seguito in sintesi le diverse fasi della storia degli edifici della zona.

La ex Ditta Dell’era Giuseppe Snc di San Giovanni si trovava in Via Partigiani 103. Il primo nucleo dell’opificio però è antecedente al 1760 (molino con tre ruote), appartenente a Carlo Badoni alla fine del ‘700. Dal 1850 era adibito a molino a grano e filatoio, poi la proprietà passa dai Badoni alla famiglia Dell’era nel 1899, che converte gli opifici serici alla produzione di minuterie metalliche. Negli anni ‘30 uno dei due filatoi viene demolito e nel cortile antistante vengono costruiti capannoni a shed per ampliare l’attività. Dopo la dismissione, avvenuta negli anni ’90, gli edifici sono stati parzialmente demoliti e sostituiti da un complesso residenziale che ha mantenuto in parte il profilo precedente.

L’opificio faceva parte del Consorzio del Gerenzone, istituito nel 1882.

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LA LAVORAZIONE DEL FILO FERRO

Nella valle del ferro, la materia prima veniva lavorata in tanti modi per ottenere fili e barre metalliche.

Una delle lavorazioni svolte era la trasformazione del filo grezzo in fili più sottili, successivamente trattati per ottenere minuterie metalliche con prestazioni differenti.

L’operaio addetto a questa attività, che in passato tirava il filo in modo manuale, si chiamava in dialetto TIRABAGIA. Oggi l’attività si svolge con impianti moderni che si chiamano trafilerie mentre gli addetti alle macchine oggi si chiamano TRAFILIERI. 

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IL PROCESSO DI TRAFILATURA

Nella lavorazione di trafilatura il filo subisce dei passaggi forzati attraverso delle matrici (filiere) con dei fori di diametro progressivamente decrescente che ne riducono la sezione. Il volume del filo rimane costante dal momento che la trafilatura è un processo senza asportazione di materiale; con la riduzione diametrale si ottiene l'incremento della lunghezza.

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L’estremità del filo da lavorare deve prima essere resa conica per essere infilata attraverso la prima filiera, segue poi l'analogo inserimento in tutte le filiere successive.

I fili sono divisi in quattro categorie in base al loro diametro d:

Vergelle, aventi diametro 5 mm <= d < 8 mm;

Intermedi, con 1 mm <= d < 5 mm;

Sottili, con 0.15 mm <= d < 1 mm;

Capillari, con d < 0.15 mm.

Più in generale i microfili hanno un diametro d di pochi micrometri. I fili più fini realizzati in Europa presentano un diametro di 6 µm, sono in lega d'oro e vengono impiegati in componenti elettronici; nella produzione industriale di massa i fili più sottili sono in rame ed hanno un diametro di 10 µm.

Per una trafilatura ottimale con una buona finitura ed accuratezza dimensionale nei fili, bisogna selezionare accuratamente i parametri di processo, progettare adeguatamente il profilo delle filiere ed il loro angolo, scegliere la riduzione per passo, il lubrificante e i materiali delle matrici e delle attrezzature.

ANIMALI DI FIUME

La trota fario è un pesce presente nelle acque del Gerenzone. In generale predilige acque fredde, ben ossigenate e limpide, in autunno risale il corso d'acqua per riprodursi e deporre le uova. La presenza di opere artificiali come delle briglie molto alte (cascate artificiali), impedisce alle trote di risalire il fiume verso la sorgente, costringendole in diversi tratti del corso d’acqua, a stare tra una briglia e l'altra. Le trote fario del Gerenzone sono state immesse artificialmente per diversi anni, per aiutare il fiume a riconquistare la sua biodiversità, ma si è fatto poco per rimuovere gli ostacoli fisici interni che la faciliterebbero.

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L’habitat ideale del merlo acquaiolo sono i corsi d’acqua montani dalle acque limpide con la presenza di massi nell’alveo che fungono da “trampolino di lancio” per questo uccello durante la pesca. Si nutre principalmente di larve e insetti acquatici, di piccoli pesci e di molluschi che cattura ancorandosi con le zampe al fondale e utilizzando le ali a mo di pinne. La caratteristica principale che lo distingue è la capacità di tenere le palpebre aperte sott'acqua e la gola bianca, in contrasto con il resto del piumaggio di colore bruno. Con un po’ di fortuna si può avvistare lungo il Gerenzone mentre si tuffa alla ricerca di cibo.

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L’airone cenerino è un altro animale che si osserva lungo il corso del fiume. Si tratta di un uccello di grandi dimensioni dalle ali color grigio, il suo nome “cenerino” deriva proprio da questa caratteristica.

L’airone è un superpredatore che si nutre principalmente di piccoli animali come pesci, piccoli mammiferi, anfibi, rettili e altri piccoli uccelli.

Sul fiume Gerenzone e sugli altri corsi d'acqua di Lecco è facile vederlo con le lunghe zampe immerse nell’acqua mentre, immobile, prende la mira per agguantare le sue prede, grazie ad un becco particolarmente robusto.

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IL FIUME: CORRIDOIO ECOLOGICO E SERVIZI ECOSISTEMICI

L'ecosistema fluviale è un sistema complesso e fragile, composto da elementi biotici (esseri viventi, dai microorganismi ai vertebrati più complessi) e abiotici (elementi non viventi come luce, terra, rocce, fattori climatici ecc.) che interagiscono fra loro e ne garantiscono l’equilibrio e il funzionamento.

Tanto più l’ecosistema è ricco di biodiversità, tanto maggiore è la sua resilienza, ovvero la sua capacità di reagire agli stress o agli eventi avversi, ritrovando un nuovo equilibrio. In un ecosistema resiliente, le interazioni tra specie sono continue ed equilibrate, ogni essere vivente trova cibo a sufficienza per la propria sopravvivenza.

09  IMMAGINE RETI TROFICHE  attenzione l'immagine di bassa definizione ho chiesto a silvia

Un fiume che attraversa una città è meno libero di muoversi e di interagire con altri elementi naturali; il Gerenzone in particolare è costretto tra sponde a volte cementate, con vegetazione stentata o invasiva, manufatti e briglie frequenti che ne spezzano la continuità. 

In queste condizioni, il fiume svolge faticosamente il suo ruolo di corridoio ecologico, che tuttavia resta la sua vocazione vera, il suo primo servizio, quello di collegare senza interruzioni la montagna al lago, permettendo ai diversi esseri viventi di spostarsi lungo il suo tracciato.

Le aree verdi in città e, in particolare, lungo i corsi d'acqua cittadini giocano un ruolo fondamentale per la sicurezza e il benessere delle persone. La loro “salute” influenza anche quella di chi vi abita accanto. 

La presenza di un parco o un'area verde lungo un corso d'acqua in città garantisce la presenza di vegetazione ripariale di sponda, di alberi e di erba che fungono da "spugna" durante le piogge intense e che costituiscono uno spazio di espansione in occasione di piene o straripamenti. Inoltre, la presenza di vegetazione di sponda garantisce cibo e riparo per la fauna acquatica e quella aerea che vive nei pressi del corso d'acqua.

Tuttavia, l'ecosistema fluviale e il fiume Gerenzone in particolare, è seriamente intaccato dalla presenza di opere artificiali: man mano che il corso d'acqua scorre entrando in città, esso viene contenuto e la sua velocità modificata con la costruzione di argini cementificati e briglie e il suo corso diventa sempre più rettilineo.

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Le briglie (strutture trasversali al flusso dell'acqua, realizzate tipicamente con pali in castagno, che creano cascate artificiali) ad esempio, rappresentano una barriera per la sopravvivenza delle trote, che non riescono a risalire la corrente per deporre le uova nel periodo opportuno.

Un'altro elemento di disturbo all'ecosistema fluviale e potenzialmente pericoloso per i cittadini è la cementificazione delle sponde e l'eliminazione di vegetazione lungo le stesse. Le piante infatti giocano un ruolo fondamentale perché garantiscono ombra, cibo, riparo e sicurezza delle sponde, la loro eliminazione contribuisce all'impoverimento e all'indebolimento dell'ecosistema. La cementificazione contribuisce alla impermeabilizzazione del suolo, che in caso di forti piogge, lascia scorrere velocemente le acque in superficie, facendo salire velocemente la portata del fiume e costituendo un potenziale pericolo per le abitazioni e i cittadini.

 

La delocalizzazione e l’abbandono delle fabbriche sul Gerenzone, l’obbligo di utilizzare i sistemi di depurazione migliori e l’aumento di sensibilità rispetto alle tematiche ambientali, hanno garantito il ritorno ad un ecosistema più equilibrato rispetto al passato e la qualità delle acque è sensibilmente migliorata. Tutto ciò ha contribuito al ritorno del merlo acquaiolo e dell’airone cenerino sui corsi d’acqua di Lecco.

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